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Francia: il controllo dei conti pubblici in difesa del rating AAA

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132938101_2dc3b41ffe_o.jpgPiù che mai, negli ultimi due anni la sostenibilità del debito pubblico è diventata il principale problema dei politici europei. Ne è seriamente consapevole anche il ministro dell’Economia francese, Christine Lagarde, che ha indicato recentemente come obiettivo il ritorno nel 2011 del deficit pubblico transalpino al 6% del Prodotto Interno Lordo (Pil) rispetto all’attuale 7,7%. E per il 2013, o al più tardi nel 2014, l’obiettivo è quello di riportarlo al 3% grazie soprattutto al congelamento delle spese statali nel prossimo triennio. Insomma se nel 2009 il Governo di Nicolas Sarkozy era impegnato a portare avanti l’uscita dalla crisi economica e a preparare la crescita di domani, adesso la priorità dell’esecutivo è bloccare il prima possibile il deterioramento della situazione finanziaria del Paese.

08.jpgSecondo le stime del Governo il rapporto debito pubblico/Pil continuerà infatti a salire fino al 2012, per cominciare poi scendere all’85,3% nel 2014. In questo scenario Parigi continua, nonostante le ricorrenti speculazioni, a tenersi stretto il rating tripla A assegnato da Standard & Poor’s. A mettere a tacere le indiscrezioni relative a una presunta revisione del rating è intervenuto Deven Sharma, presidente di Standard & Poor’s: “Per i nostri analisti la Francia attualmente merita il suo rating AAA, come indica l’outlook stabile su quel rating”.

Dopo la crisi greca e quella irlandese e con la penisola iberica sempre in bilico, in particolare in virtù della politica economica/finanziaria del governo di José Luis Rodríguez Zapatero, la situazione debitoria dei Paesi del Vecchio Continente è diventata uno dei temi più scottanti. E anche la Francia aveva destato qualche preoccupazione. Una iniezione di fiducia circa il futuro dell’economia d’oltralpe è giunta di recente dalla Banque de France (la Banca di Francia), che ha alzato le stime sul Pil del quarto trimestre 2010. L’ultimo trimestre dell’anno dovrebbe evidenziare una crescita dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, lo 0,1% in più rispetto a quanto stimato in precedenza, mentre per l’intero anno l’istituto centrale prevede una congiuntura in crescita dell’1,5 per cento.

Una stima in linea con quella della Commissione Europea (+1,6%), che per l’intera Eurozona si attende per il 2010 un aumento del Pil dell’1,7%. Un’espansione favorita dalla politica industriale varata dall’Eliseo volta a favorire la competitività delle imprese francesi. A questo proposito sarà da verificare l’impatto sulla produzione industriale dell’imminente stop agli incentivi sull’auto che scadranno alla fine di dicembre. La Francia è uno dei Paesi che ha mantenuto più a lungo tale forma di supporto all’industria automobilistica nazionale. Gli ultimi dati diffusi a dicembre 2010 ma relativi a ottobre hanno evidenziato un incremento della produzione industriale nel settore automobilistico pari al 4,2 per cento. Il governo di Parigi è uno dei più attivi a livello continentale anche nel favorire la cooperazione fiscale, in particolare con la Germania. L’idea, ancora ad uno stato embrionale, dovrebbe permettere a Berlino e Parigi di rafforzare l’euro. Prove di fiscalità comune che confermano una volta di più come il presidente francese Sarkozy sia molto vicino alle posizioni della cancelliera tedesca Angela Merkel. Anche sulla questione Eurobond, l’emissione di titoli con la garanzia dell’intera Unione Europea, sia la Merkel sia Sarkozy hanno fatto fronte comune, respingendo questa ipotesi.

sur-les-neuf-millions-de-francais-qui-utilisent-le-credit-a-la-consommation-2-6-millions-d-entre-eux-se-trouvent-en-difficulte-de-remboursement.-(fotolia).jpgNel corso del 2010 la Borsa di Parigi non ha regalato particolari soddisfazioni agli investitori visto che l’indice Cac 40, che raggruppa le 40 principali società a maggiore capitalizzazione, è praticamente invariato. Questo paniere presenta un’adeguata diversificazione settoriale: il comparto con peso maggiore (17% dell’indice) raggruppa i titoli finanziari, seguono i beni di consumo (16%), l’industriale (14%), il petrolifero (13%) e il farmaceutico (9,3%). Le prospettive per il 2011 rimangono legate al miglioramento del quadro economico che in Francia non dovrebbe essere influenzato da politiche fiscali in grado di indebolire la congiuntura.

Scritto: da LuisB


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